
INTRODUZIONE:
Le terapie oggi disponibili per la malattia di Parkinson, così come lo svolgimento di un'attività fisica rapportata alle possibilità del soggetto, possono aiutare a rallentarne il decorso garantendo al paziente una qualità della vita soddisfacente.
Dott.ssa Ravenni, quali sono i sintomi della malattia di Parkinson?
La Malattia di Parkinson è una patologia neurodegenerativa la cui età media di esordio è intorno ai 58-60 anni, ma circa il 5 % dei pazienti può presentare un esordio giovanile tra i 21 ed i 40 anni. Prima dei 20 anni è estremamente rara e solitamente sono forme cosiddette “genetiche”. Sopra i 60 anni colpisce 1-2% della popolazione, mentre la percentuale sale al 3-5% quando l'età è superiore agli 85. I sintomi caratteristici della malattia si suddividono, oggigiorno, in “sintomi motori”, più conosciuti fin da tempi più lontani, e “sintomi “non motori”, non meno importanti e talora caratterizzanti. Fra i primi ritroviamo ad esempio il controllo dei movimenti e dell'equilibrio, il tremore a riposo, la rigidità, i movimenti rallentati, disturbi del cammino e della postura); nella seconda categoria ritroviamo disturbi vegetativi quali stipsi, disturbi urinari, disfunzioni sessuali, pressione alterata, problemi cutanei e sudorazione, disturbi dell'olfatto e del sonno, alterazione del tono dell'umore e delle facoltà cognitive, stanchezza e dolori.
Di quali mezzi si avvale lo specialista per giungere a una diagnosi certa?
La prima fase riguarda la raccolta dei dati clinici del paziente e la valutazione dei sintomi neurologici, sulla base dei quali si può formulare un'ipotesi diagnostica. Gli esami strumentali di cui il neurologo può decidere di avvalersi come supporto alla diagnosi sono generalmente la risonanza magnetica nucleare, la scintigrafia e la PET cerebrali e la scintigrafia del miocardio. Vanno escluse, in fase diagnostica, alcune patologie che presentano una sintomatologia simile. In particolare esistono i cosiddetti “parkinsonismi primari” associati a varie altre patologie quali MSA (Atrofia Multi Sistemica), PSP-P (Paralisi Sopranucleare Progressiva), CBD (Degenerazione Cortico-Basale) ed altri tipi di parkinsonismo associati ad esempio a terapie farmacologiche (jatrogeni) o ad idrocefalo normoteso. Nelle prime fasi la diagnosi differenziale riveste un ruolo di primaria importanza per poter poi intraprendere un decorso adeguato farmacologico e riabilitativo.
Quali modalità di trattamento, oggi, sono in grado di limitare la progressione della malattia?
Oggigiorno le terapie della Malattia di Parkinson comprendono numerose possibilità e strategie, non solo di ordine farmacologico. La terapia medica ovviamente è importante e diviene fondamentale con il progredire della malattia ma ci sono altri aspetti da considerare: una corretta alimentazione, ad esempio, e alcune forme di riabilitazione si sono dimostrate particolarmente efficaci nell'alleviare i sintomi e nel rallentare parzialmente la progressione della malattia. La Stimolazione Meccanica Automatizzata Periferica (in breve AMPS-Gondola) è un innovativo trattamento riabilitativo per persone con Parkinson che permette di migliorare i sintomi motori, restituendo sicurezza nel cammino e autonomia nella vita. Studi clinici effettuati, i cui risultati sono stati pubblicati su riviste scientifiche internazionali, hanno documentato che la terapia AMPS consente di migliorare l’attivazione di aree cerebrali deputate alla gestione delle informazioni visuo-spaziali ed all’integrazione sensori-motoria. Lo studio di questa interazione tra il sistema nervoso periferico e quello centrale è attualmente oggetto di ulteriori ricerche a livello internazionale.
La tossina botulinica è poi impiegata per controllare alcuni degli effetti indesiderati della malattia come le distonie fisse, i crampi, il tremore, l'eccessiva produzione salivare, il blefarospasmo e l'iperattività sfinterica.
In che modo una regolare attività fisica incide sulla qualità della vita del paziente affetto da Parkinson?
Sembra esistere, in effetti, una correlazione tra la regolare conduzione di attività fisica e una rallentata progressione della malattia. L'allenamento motorio è in grado di stimolare dei miglioramenti comportamentali e clinici, così come la riabilitazione svolge un ruolo fondamentale nel trattamento dei pazienti affetti da Parkinson per evitare il rischio cadute. Alcune discipline sportive sono particolarmente indicate per i parkinsoniani, ad esempio la corsa, il nuoto e comunque attività in piscina (importante per la correzione delle posture alterate),la camminata veloce, la danza, il tai-chi e il tennis. Non si pensi che siano necessari allenamenti sfiancanti, anzi: anche solo delle brevi sessioni di attività fisica possono servire a migliorare la qualità della vita del paziente.